Lo stretto di Messina - con una larghezza di circa 3 chilometri tra i comuni di Villa San Giovanni e Messina - è un braccio di mare che separa l'Italia penisulare dalla Sicilia.
Chiamato “U Strittu” dai locali, nell’antichità era noto come Stretto di Scilla e Cariddi, dal nome dei due mostri omonimi che secondo i racconti omerici funestavano la navigazione tra Calabria e Sicilia.
Nel 1957 la rete elettrica di trasmissione siciliana fu collegata a quella continentale da un elettrodotto aereo grazie all’installazione di due piloni, uno a Santa Trada (RC) di mt 224 e l’altro a Capo Peloro (ME) di mt 232.
L’impianto, sostituito nel 1992 da cavi sottomarini, è rimasto come esempio di archeologia industriale, tant’è che ancora oggi specialmente a Capo Peloro è rimasta la principale del paese.
Lo Stretto di Messina sin dalla sua nascita è sempre stato interessato da complessi fenomeni idrodinamici e per tale ragione è considerato unico al mondo.
Lungo lo Stretto si genera una differenza di maree fra Mar Ionio e Mar Tirreno che tende ad essere colmata gradualmente con l’innesco di impetuose correnti che viaggiano secondo precise tabelle di marcia.
Tali violenti flussi idrodinamici vengono innescati da un perenne dislivello tra le acque dello Ionio e quelle del Tirreno che si riduce via via che ci si avvicina al punto di contatto dei due bacini, fino ad annullarsi.
Quando le acque del mar Tirreno, a nord di Capo Peloro, sono in fase di alta marea, quelle ioniche, a sud di Capo Ali, sono in fase di bassa marea.
Lungo lo Stretto, cosi, si viene ad attivare una considerevole differenza di marea che tende ad essere colmato gradualmente, in media ogni 6 ore, con l’innesco di impetuose correnti di marea che possono raggiungere considerevoli velocità in particolari circostanze.
Quando l’alta marea è in corso sul basso Tirreno le acque tirreniche si riversano in direzione dello Ionio colmando tale dislivello.
La corrente che si origina, in direzione nord-sud (da Messina a Catania), prenderà il nome di “Scendente”. Il flusso della “Scendente” ribalta la situazione, innalzando la superficie del bacino ionico che, raggiunto un determinato livello, tende a riversarsi nuovamente nel Tirreno, attraverso la linea di Ganzirri e Punta Pezzo, nell'imbocco nord dello Stretto.
Così facendo le dinamiche si invertono e genera una violenta corrente contraria, definita “Montante”, che risalirà l’area dello Stretto di Messina da sud a nord fino all’imboccatura nord di Capo Peloro, facendo straripare le acque ioniche, più fredde e dense, sopra quelle tirreniche, più calde e leggere.
Come è noto entrambi i flussi si manifestano gradualmente, non contemporaneamente in ogni punto, partendo dalle acque antistanti Capo Peloro ed estendendosi successivamente alle altre aree dello Stretto, fino alla sua imboccatura più meridionale, lungo la costa ionica messinese, nel tratto di Capo Taormina. Tali correnti sono attive lungo tutto lo strato d’acqua, dal fondo fino alla superficie.
Proprio nel fondo dello Stretto, a causa della peculiare morfologia del fondale (“sella”), molto profondo e stretto, questi fortissimi flussi d’acqua, “canalizzandosi” all’interno del “Canyon di Messina”, acquistano forza e generano “tempeste abissali” capaci di strappare dal fondale qualsiasi forma di vegetazione.