Lungo le nostre coste vivono vastissime colonie di molluschi bivalvi di colore nero meglio conosciuti con il nome di cozze. Questi mitili sono definiti “molluschi filtratori” poiché aspirano incessantemente acqua più o meno sporca e la restituiscono pulita, trattenendo nelle loro viscere enormi quantità di sostanze inquinanti, di cui, tra l’altro, si cibano.
Le cozze, quindi, da un lato contribuiscono a tenere pulito il mare, dall’altro rappresentano un grosso pericolo per l’uomo che, ghiotto, le ingerisce senza alcuna precauzione; infatti, se mangiate crude, possono causare gravi malattie quali il colera, il tifo e l’epatite virale.
Il virus di quest’ultima, ad esempio, non viene eliminato neanche con una rapida cottura, ma necessita, per essere distrutto, di una esposizione piuttosto lunga a temperatura molto elevata.
I mitili sono molto prolifici: ogni esemplare di sesso femminile depone, in primavera, circa 12 milioni di uova, dalle quali nascono minuscole larve che per un breve periodo di tempo vagano nell’acqua ed poi si fissano al substrato roccioso con un procedimento alquanto insolito: una ghiandola secerne un liquido che si solidifica immediatamente e assume consistenza simile ad una fibra vegetale.
In natura esistono due specie di mitili, entrambi hanno l’esterno della conchiglia nero, ma il disegno delle valve cambia: è tondeggiante lungo il bordo nelle Mytilus galluprovincialis, diffuse nell’intero bacino del Mediterraneo, mentre è dritto a livello della cerniera nelle Mytilus edulis, comune solo lungo le coste di Francia, Spagna, Sardegna, Corsica e versante ovest dell’Italia.