Si dice “arancino” o “arancina”? vediamo di fare chiarezza
Sono numerose le citta della Sicilia che ne rivendicano la nascita, ma è sull’attribuzione del nome che la disputa rimane aperta.
Il motivo è legato al termine “arancina” nella Sicilia occidentale e “arancino” nella parte orientale
I contendenti in campo sono Palermo e Catania, ma prima di entrare nel vivo della discussione proviamo a fare un passo indietro.
L'origine di questa pietanza è riconducibile tra il IX e XI secolo e quindi nel corso della dominazione araba.
Infatti, gli arabi amavano avevano appallottolare un po’ di riso allo zafferano nel palmo della mano, ove avevano cura di inserire pezzi di carne di agnello, infine tendevano ad attribuire un nome alle loro pietanze che fosse riconducibile ad un frutto in qualche misura somigliante.
Ecco che allora ispirati dall’arancia, agrume di cui l'isola era ricca, chiamarono le loro “polpette” arancine.
Al fine di attribuire la riconducibilità alla citta sul punto è intervenuta la competente istituzione italiana, l’accademia della crusca che così si è pronunciata: “Il gustoso timballo di riso siculo deve il suo nome all’analogia con il frutto rotondo e dorato dell’arancio, cioè l’arancia, quindi si potrebbe concludere che il genere corretto è quello femminile: arancina.
Ma non è così semplice”.
Secondo accreditate fonti ottocentesche, nel dialetto siciliano, il frutto dell’arancio è detto “aranciu” e nell’italiano regionale diventa arancio. Quindi “arancinu” nel dialetto siciliano era ed è declinato al maschile.
In origine, “arancinu” si traduceva sicuramente “arancino”, ma la codifica del maschile per l'albero e del femminile per il frutto propria dell'italiano, intervenuta successivamente, avrebbe determinato un “cambio di sesso” in “arancina”.
Ad ogni modo la Crusca ha concluso che entrambe le forme sono corrette