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Scuttling, dall'inglese "affondare", non è altro che l'affondamento volontario, previa bonifica, di navi, velivoli ed altri veicoli dimessi, propedeutico a realizzare  ecosistemi sommersi a difesa del Mare oggi sempre più sfruttato.

I numerosi stati che hanno adottato lo scuttling hanno avuto riscontri in tutti i settori, sia quello sportivo sia quello economico, ma a questo va aggiunto anche quello scientifico.

Sulla adozione dello scuttling occorre evidenziare che Francesco Chionna, C.A. già Comandante Comsubin - in occasione dell’Eudishow 2016, la più importante fiera italiana dedicata alla subacquea ricreativa, nell’affrontare il tema “Affondamento volontario dei relitti” - ha riferito: “centinaia sono i precedenti di scuttling in decine di Paesi molti dei quali non inferiori all’Italia in quanto a sensibilità ambientale. Malta, all’avanguardia nel praticare lo scuttling, è diventata la terza nazione mediterranea per turismo subacqueo… La Marina Militare - aggiunge Chionna - si troverà a breve a dismettere oltre la metà della sua flotta  e, salvo qualche caso di rivendita delle unità dismesse a paesi terzi, vi sarà il problema dei costi di demolizione di oltre 40 unità navali”.

Sul punto si evidenzia, inoltre, che in campo internazionale si fa riferimento alla Raccomandazione OCSE n. 128/1972, alla Convenzione di Londra del 1972, alla Convenzione internazionale di Nairobi sulla rimozione dei relitti (2007) in cui si afferma che una nave è un “rifiuto pericoloso”, che può essere affondata purché preventivamente bonificata e non costituisca ostacolo alla pesca ed alla navigazione.

Fondamentale è la Convenzione ONU sul Diritto del Mare “UNCLOS” (Montego Bay, 10 dicembre 1982) e la Convenzione UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo (Parigi, 2 novembre 2001).

In Italia il turismo del mare rimane ancorato al filone della balneazione e della nautica da diporto.

E’ un argomento spinoso che vede contrapporsi due fazioni: i pro-scuttling che parlano di grandi benefici all’habitat marino, alla subacquea e all’intero indotto turistico collegato e poi ci sono i no-scuttling  che considerano l’operazione come fonte di inquinamento ambientale, perchè secondo altra concenzione internazionale  "...nulla può essere introdotto nell'ambiente marino"..

Nel nostro paese si parla da anni di regolamentare questa pratica ma fino ad ora l’unica proposta di legge presentata, nel 2010, sembra essere caduta nel dimenticatoio del Parlamento.

Sul punto occorre richiamare la proposta di Legge n. C3626 dell’1 dicembre 2010 dell’onorevole Giacomo CHIAPPORI ed altri, afferente "Disposizioni in materia di affondamento di navi radiate dai ruoli del naviglio militare [...]"; più volte discussa in Parlamento, sembra essere caduta nel dimenticatoio.

Si tratta di una proposta di Legge che, mira a riproporre il tema per le unità radiate della Marina Militare ed è volta ad autorizzare la Marina militare ad affondare le navi radiate dai ruoli del naviglio militare, ovviamente bonificate da qualsiasi residuo tossico o pericoloso, al fine di incrementare il patrimonio culturale subacqueo e, nel lungo periodo, le riserve ittiche e il turismo di coloro che amano le immersioni.

A tal riguardo Giacomo CHIAPPORI (LNP), relatore, nell'illustrare il contenuto della proposta in esame e della quale è anche primo firmatario, intende preliminarmente esporre il punto di vista di chi ama il mare sia «da sopra» sia «da sotto».

Riferisce, quindi, della sua partecipazione ad un recente convegno sull'ambiente marino ed il turismo subacqueo, organizzato a Taranto dalla Fondazione marittima Ammiraglio Michelagnoli.

In quell'occasione, ha ascoltato con attenzione la relazione dell'Ammiraglio di squadra Andrea Toscano sul tema delle prospettive d'impiego delle unità navali in disarmo, in cui è stato citato anche l'esempio della «Vittorio Veneto», da anni ferma all'ormeggio del porto cittadino e per la quale appare oramai tramontata l'ipotesi di trasformazione in museo.

Ha dovuto quindi constatare l'apporto assai modesto che la politica italiana fornisce al tema in questione, soprattutto in confronto alla dinamicità dimostrata dai rappresentati maltesi, che hanno presentato un consistente piano di affondamento funzionale ad attirare un elevato numero di persone (si stimano ben 400mila persone) interessate al turismo subacqueo, nonché a creare i presupposti per il ripopolamento di zone marine sottoposte ad intenso sfruttamento delle risorse.

Evidenzia, quindi, la necessità di distinguere la pratica dell'affondamento delle navi bonificate per finalità di turismo subacqueo e di ripopolamento dell'ambiente marino da quella dell'affondamento delle navi finalizzato allo smaltimento illegale dei rifiuti inquinanti.

A tale riguardo, cita alcuni casi famosi in Italia di relitti di navi che - pur essendo affondate con il loro carico di agenti inquinanti, di fatto sono diventate vere oasi artificiali.

In verità, la pratica dello scuttling in Italia non viene ancora attuata anche perché, in via di principio, trova condanna anche nelle disposizioni internazionali in materia di “dumping” e un orientamento contrario nella recente Convenzione internazionale in tema di “Wreck Removal” anche se sta di fatto che altri grandi Paesi appartenenti alla stessa comunità europea dell’italia continuano ad promuovere e adottare lo Scuttling come fonte di ricchezza e produttività.

Tuttavia, questa organizzazione ha motivo di sostenere che la realizzazione di barriere artificiali fatta attraverso i relitti debitamente bonificati e quindi compatibili con l’ecosistema marino possa di fatto rappresentare un forte impulso sportivo-economico-sociale per la Sicilia che la vedrebbe rifiorire in tutto il suo splendore.

QUALI BENEFICI COMPORTA LO SCUTTLING

 

  1. Ripopolamento ittico;
  2. Barriere anti-strascico;
  3. Promozione della subacquea ricreativa;
  4. Promozione dell’indotto turistico scaturito dalla subacquea ricreativa;
  5. Opportunità del piccolo impiego  ed istituzionale.

Ripopolamento ittico: Lo scuttling, previa operazione di bonifica e nel rispetto delle condizioni di massima sicurezza ambientale, rappresenta un vero catalizzatore della vita sottomarina.

Nel dettaglio, il relitto di una nave o di qualunque altro mezzo collocato in una porzione di fondale strategico (solitamente nei fondali sabbiosi) crea una barriera artificiale sommersa che ha la capacità di richiamare entro breve tempo (circa sei mesi) grandi quantità di fauna marina ed altri micro organismi marini, soprattutto offrendo ancoraggio alle forme sessili, condizione questa che getta solide basi per il ripopolamento e la ricostituzione di risorse biologiche ormai sempre più sfruttate. Infatti tale ripopolamento di fatto sostiene lo sviluppo della catena alimentare per specie ittiche come cernie, snapper e barracuda. I coralli e le spugne impiegheranno invece più tempo per colonizzare il relitto navale.

Barriere antistrascico: il relitto rappresenta il mezzo più idoneo a combattere la pesca a strascico. Infatti, collocato in quei fondali ormai depredati consente di ricostruire le risorse biologiche costiere degradate da un intenso sfruttamento della pesca. Va da se che tale condizione dovrà essere corroborata da una politica di divieti di pesca e contestualmente di promozione dell'area circostante.

Promozione della subacquea ricreativa: come è ormai noto la subacquea ricreativa nel mondo è in forte espansione e ciò grazie anche alla collaborazione delle aziende che con prezzi assai competitivi hanno facilitato l’accesso da parte di coloro che, inizialmente, non potevano permettersi l'accesso ad una disciplina sportiva asai costosa. Purtroppo,  il depredamento dei fondali e la spietata pesca a strascico, di fatto, hanno impoverito i fondali al punto che i subacquei di tutto il mondo hanno spostato l’attenzione ad altri obiettivi, ovvero ai relitti capaci di creare nuovi e suggestivi scenari, peraltro, molto  apprezzati da video-foto operatori.

Infatti, come è possibile riscontrare subacquei di tutto il mondo si spostano il lungo e in largo al fine di effettuare immersioni sui relitti che quasi sempre, attraverso le innumerevoli piattaforme mediatiche promuovono grazie alle produzioni video-fotografiche realizzate, circostanza questa che da un forte impulso ad iniziative indotte di carattere sportivo didattico e scientifico.

Promozione dell’indotto turistico scaturito dalla subacquea ricreativa: secondo quanto esposto al punto precedente, va da se che un gruppo di subacquei che si sposta (spesso anche da oltreoceano) debba necessariamente accedere a servizi di altro genere, quali alberghi, ristoranti e altre attività produttive collegate.

Opportunità di impego: secondo le Raccomandazione OCSE n. 128/1972, alla Convenzione di Londra del 1972, alla Convenzione internazionale di Nairobi sulla rimozione dei relitti (2007) in cui si afferma che una nave è un “rifiuto pericoloso”, che può essere affondata purché preventivamente bonificata e non costituisca ostacolo alla pesca ed alla navigazione.

Tutto ciò però lo si deve valutare a ben vedere, proprio perché le lunghe procedure di bonifica favoriranno certamente opportunità di impiego attraverso l’assunzione sia di specialisti di settore per la bonifica di relitti sia di funzionari delle istituzioni addetti al  monitoraggio delle attività. 

CHI HA ADOTTATO LO SCUTTLING

Lo scuttling all’estero è una pratica assai comune, tant’è che in America e in Giappone lo adottano a far data degli anni 90.

Tra i paesi più vicini all'Italia e che per primi hanno condiviso e adottato lo scuttling si ricorda Malta con numerosi affondamenti.

Di tale pratica il governo maltese ne ha fatto virtù, tant’è che nel corso degli anni Malta è diventata meta importante per i subacquei di qualsiasi livello ed età, condizione questa che ha  già prodotto, sia grandi benefici a tutte le discipline di settore e a quelle ad essa collegate, sia un  aumento esponenziale dell’indotto economico-turisticoo; proprio in considerazioni del forte ritorno economico, Malta si prepara ad affondare altri elementi in ferro previa opportuna bonifica.

Il 17 maggio del 2006, nell’ambito del programma reef artificial gli Stati Uniti, d’intesa con l’Agenzia per la Protezione Ambientale, hanno affondato al largo di Pensacola, in Florida la Oriskany, ex portaerei radiata della US Navy, che ha sua volta è divenuta la più grande barriera artificiale del mondo (cfr. www. Fao.org; Youtube: “sinking ship becomes artificial reef”).

Nel maggio 2009 al largo dell’isola di Key West, in Florida, è stata affondata anche la “Gen. Hoyt S. Vandenberg” nave da trasporto di truppe militari di circa 10.000 tonnellate, dismessa nel 1993.

La Vandenberg è la seconda imbarcazione per stazza al mondo ad essere stata affondata di proposito affinchè si trasformasse in una barriera artificiale. Con l’affondamento della Vandenberg, la Florida completa inoltre l’itinerario dei relitti delle Florida Keys, noto come Shipwreck Trail, una serie di relitti  affondati volontariamente che parte al largo della costa di Key Largo con la nave Spiegel Grove e finisce proprio con la Vandenberg.

Joe Weatherby, il realizzatore del progetto ha dichiarato “La nostra specialità sono le vacanze felici… siamo convinti che questa barriera artificiale sia il miglior prodotto mai realizzato per gli amanti delle attività subacquee, verranno persone da tutti gli angoli del mondo per immergersi in questo ambiente spettacolare.

Di fatto così è stato (cfr. https://fla-keys.com/news/article/7435/)

Nello stesso anno l’Australia, sulla penisola Bellarine, ha proceduto all’affondamento della ex fregata militare HMAS Canberra da 4.100 tonnellate, per trasformarla in attrazione per le immersioni subacquee

Il 22 maggio 2016 la Croazia al largo della baia di Polje a capo Promontore in Croazia
ha affondato la nave ammiraglia "Vis" della flotta militare di Tito  a largo di Pola

La "Vis", 58 metri di lunghezza, 670 tonnellate di stazza, è stata costruita a Pola nel 1956. La decisione di affondarla in un punto in cui il mare è profondo 32 metri, è stata presa per farla diventare una sorta di museo marino per subacquei.

(Cfr. https://www.ilgazzettino.it/nordest/trieste/nave_vis_tito_affondata_capo_promontore-749606.html)

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