isola delle correnti

Questa immagine evoca i momenti felici della mia gioventù, e proprio da questa angolazione, ogni mattina uscendo dalla mia "canadese", la vista era questa come nella foto.

L'isola di Capopassero si trova all'estremo Sud della Sicilia , dove lo Jonio incontra il mar Mediterraneo, l'incrocio genera forti correnti e si presume che  l'isola ne abbia assunto il nome.

Come una carovana di nomadi , la spiaggia era occupata da circa 14 tende, tutte familiari e si trascorrevano 15 giorni su questa spiaggia, i confort non mancavano , a parte la mia canadese , io ero a seguito della famiglia della mia ragazza, quindi ero confinato nella canadese , per ovvi motivi.
Erano gli anni 70, mare incontaminato, spiaggia deserta pochi al di fuori dei locali conoscevamo queste meraviglie. C'era solo un campeggio , leggermente più arretrato dalle nostre tende, si chiamava o si chiama ancora adesso il "Kaptain".  Era frequentato da turisti, tutti del nord Italia e quando uscivano dalla vegetazione che separava il campeggio dalle tende, queste figlie dei fiori, alte bionde e in topless, facevano sognare , mentre sguardi ad alta tensione e con chiaro disappunto, fuoriuscivano dagli occhi delle nostre ragazzine di quei tempi. Ad ogni modo , risvegliarsi in quel contesto  era piacevole,
l' isola, il mare .....e le turiste.

Ma gli adulti, ( soreseggiavano il caffe fuori dalle tende, per non perdersi la consueta passarella delle turiste ) ci richiamavano ai doveri, prima di inziare la giornata si doveva approvvigionare il campo, una veloce colazione un tuffo e poi via sulle macchine e si andava al paese, Portopalo di Capo Passero. Qui compravamo ogni mattina ,pane per 14 famiglie, generi alimentari, si approvvigionava l'acqua e il ghiaccio indispensabile per mantenere tutto fresco, tutto ovviamente in quantità industriali. Nell'arco di un'ora circa si carica tutto in macchina e si faceva ritorno al campeggio (libero). 
Eravamo come un villaggio in stile Africano, le donne si occupavano della sistemazione delle vivande e per noi iniziava la giornata di pesca.

Gli adulti , mettevano in acqua la lancia che era stata tirata in secco il giorno precedente, e partivano al largo e praticavano la pesca al bolentino, io tiravo fuori pinne maschera e il mio fido fucile a molla "saetta" della CressiSub, e già mi sentivo importante. I fondali antistanti erano sabbiosi , dovevo percorrere parecchie centinaia di metri pinneggiando per raggiungere dei bassi fondali di roccia arenaria, stracolma di posidonia che ondeggiava come lunghe chiome ad ogni passaggio delle onde. Le mie prede erano povere, ma il divertimento era tanto. Era come nel film Laguna Blu, stare in acqua con la maschera mi rendeva felice, frizzante energico , non smettevo mai di guardare tutto , e dire che anche il giorno prima e ancora quello prima ero stato negli stessi posti, ma questo non smorzava la mia euforia.

 


correnti2                glia

Ho frequentao questo posto , per diversi anni, siamo ritornati sei o sette stagioni consecutive, il posto era tranquillo, la formula era sempre uguale, il Kaptain , anno dopo anno era sempre li , sempre con le stesse turiste, perchè cambiare ? Ma ogni anno, crescendo diventavo sempre più impavido e le esigenze anche, tornando ero sempre più attrezzato , arrivò la mia prima muta, anche il fucile cambiò, dal saetta a molla passai al Medisten Mares ad aria, adesso avevo anche una torcia, avevo una coppia di bombole a 150 Bar, insomma la Samantha Cristoforetti a quei tempi a me faceva un baffo.
Mi sentivo come Batman e Superman insieme, però non basta più andare nel sottocosta, adesso dovevo esplorare fondali più importanti . Mi documento  con delle carte nautiche , e al largo dell'Isola delle correnti c'era una secca che andava da un minimo di -5 Mt e poi degradava lentamente a -27 tutto intorno.  Bene , quello sarebbe stato il mio sito di immersione, individuare la secca fu facile perchè arrivati sul posto con le barche il chiaro delle rocce fu subito visibile rispetto al blu profondo .

Entrato in acqua , ancora oggi , forse l 'emozione della prima immersione importante, mi ricordo tutta la sequenza , le rocce la visione di un fondale con acqua limpida e dava la senzazione che non ci fosse acqua tutto attorno a me. Pesci ovunque. E credo che con questa esperianza ho sigillato il mio amore per il mare e per le immersioni.  Da quel giorno al "villaggio" il ragazzino si era trasformato in guerriero e prendevo ordinazioni per le pietanze ittiche da cucinare, Sarago, Cernia, Corvina, Aragosta...questi diventarono i piatti più gettonati sapientemente cucinati dalle "mamme di allora". Una cosa voglio dirvi , non ho mai pescato più di quello che avremmo potuto mangiare, ero consapevole che sarebbe stato oltre ad uno spreco anche immorale, conscio di sapere che anche il giorno dopo avrei avuto una preda in più da catturare.


   

 

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